Storia
La Camera Penale di Milano viene fondata nei primi anni ottanta, ma è solo dopo la morte dell’Avv. Gastone Nencioni, promotore e fondatore, che si indicono le prime elezioni generali, svoltesi il 15 aprile 1986, alle quali partecipano più di 200 Colleghi.
Nasce, così, sotto la presidenza dell’On. Avv. Michele Saponara, un’organizzazione di avvocati penalisti con l’intento di colmare un vuoto esistente e, come tale, sempre sentito a Milano; in altre città d’Italia le Camere Penali, infatti, operavano da anni, con livelli organizzativi e capacità di iniziativa notevolissimi, tanto da ricevere costantemente l’attenzione dei grandi mezzi d’informazione.
Nei primi anni novanta la Camera Penale di Milano inizia a consolidarsi quale organismo associativo e punto di riferimento per la definizione della figura del difensore nel processo penale, per la tutela e la valorizzazione del diritto di difesa, attraverso iniziative attinenti direttamente all’organizzazione degli uffici Giudiziari e, quindi, alla concreta gestione del processo penale, mediante anche la promozione di momenti di riflessione teorica intorno ai quotidiani problemi che il processo penale presenta all’opinione pubblica e alla società civile.
Dopo la morte dell’Avv. Prof. Gian Domenico Pisapia, Professore emerito di Diritto processuale penale nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Statale di Milano, padre del nuovo codice di procedura penale, già rappresentante del Governo a numerosi congressi internazionali nonché membro di importanti associazioni internazionali di diritto penale e processuale comparato, la Camera Penale di Milano viene intitolata a suo nome. Ad iniziativa di 20 Colleghi, inoltre, viene riscritto lo Statuto.
Durante la presidenza dell’Avv. Prof. Gaetano Pecorella inizia l’epoca delle grandi battaglie dei penalisti contro le riforme di stampo autoritario e le pronunce della Corte Costituzionale volte a snaturare il neo nato processo accusatorio; l’attività della Camera Penale di Milano è segnata dalle iniziative volte a garantire i principi costituzionali e le regole che devono presiedere al corretto esercizio della funzione giurisdizionale in un momento di emergenza istituzionale seguita alla morte di Falcone e Borsellino.
La ferma posizione assunta dalla Camera Penale di Milano in occasione del decreto Scotti – Martelli riesce ad insinuare nell’opinione pubblica quanto meno il dubbio che la restaurazione di un sistema processuale autoritario non sia lo strumento per poter difendere i veri valori della società civile e democratica; tale risultato viene raggiunto anche grazie al fatto che gli aderenti alla Camera Penale di Milano iniziano a conferire all’associazione stessa la vera funzione di rappresentanza del ruolo dell’avvocato come soggetto sociale.
Ricorre quindi il periodo di “Tangentopoli”; dal coro delle sirene che decantano “Mani Pulite” si tengono fuori gli avvocati penalisti milanesi i quali, guidati dall’allora presidente Avv. Giuliano Spazzali e, seppur isolati, non rinunciano a denunciare le violazioni processuali ed a combattere una battaglia impopolare per le garanzie di tutti gli imputati, qualunque sia la classe di provenienza.
Dopo di allora la Camera Penale di Milano ha condotto, e tuttora conduce, tante altre sofferte ed anche vittoriose battaglie in difesa, soprattutto, del processo accusatorio sino alla sua elevazione a livello costituzionale quale “giusto processo”, schierandosi, sempre in difesa delle garanzie e spesso in polemica con organi di informazione e Magistrati, per evitare lo stravolgimento delle garanzie processuali.
Dalla fine degli anni novanta sino ad oggi inizia un periodo di positiva continuità sotto la presidenza dell’Avv. Prof. Oreste Dominioni, allievo del compianto Gian Domenico Pisapia, il quale contribuisce in modo importante a valorizzare il patrimonio culturale della Camera Penale di Milano con la creazione della rivista di giurisprudenza “Il Foro Ambrosiano”, non trascurando però l’impegno quotidiano, mediante la costituzione di numerose commissioni scientifiche all’interno dell’associazione, nonché l’impegno politico a livello locale e nazionale assumendo anche la carica di Presidente del Consiglio dell’Unione delle Camere Penali.
La Camera Penale di Milano assurge, così, a quel ruolo di rilievo fortemente voluto dall’associazione, anche grazie al numero dei suoi iscritti, che supera i 500 Colleghi. A livello nazionale, il Collega Avv. Salvatore Scuto Vice-Presidente dell’Unione, segnando con le proprie iniziative insieme anche ad altri Colleghi – non ultimo, il Convegno nazionale sulla riforma dell’Ordinamento Giudiziario tenutosi a Milano, il 3 aprile 2004 – il passo sulla strada della lotta costante per i valori di libertà ed indipendenza di cui il diritto di difesa è l’intangibile espressione.
L’avv. Daniele Ripamonti succede all’avv. prof. Oreste Dominioni nell’ufficio dei Presidenza della Camera Penale milanese a seguito delle elezioni del 2004. Durante il triennio che lo ha visto fiero prosecutore delle battaglie politiche finalizzate all’ottenimento di importanti risultati quali la separazione delle carriere, molte sono state le iniziative importanti. Tra le tante sono da ricordare le numerose astensioni contrarie a provvedimenti giudicati non in linea con i principi del giusto processo come la legge ex-cirielli (l. 251/2005). Durante la presidenza Ripamonti ha visto anche la nascita la scuola per la difesa penale e l’abilitazione alla difesa d’ufficio che è andata a costituire il primo nucleo dell’attività formativa ora in essere.
Le elezioni dell’autunno 2007 hanno consegnato la Presidenza della Camera Penale di Milano all’avv. Vinicio Nardo. Il triennio successivo è stato caratterizzato dalla necessità di operare su più fronti. Oltre quello prettamente politico, la Camera Penale si è vista impegnata con la neonata “formazione permanente” nell’intento di fornire percorsi adeguati per qualità e competenza. L’avv. Nardo ha saputo anche portare avanti un profondo rinnovamento nella comunicazione con gli associati rendendo internet uno strumento imprescindibile con il quale dare visibilità alle iniziative della Camera Penale. Il triennio è stato caratterizzato dall’avvicendamento di due Governi, di opposto colore politico, che hanno entrambi costretto il direttivo a prendere posizioni contro derive autoritarie tese a comprimere sia i diritti dei cittadini che quelli della difesa all’interno del processo. I contenuti e le opinioni espresse nei documenti e nelle delibere emanate dal direttivo hanno trovato ampio spazio mediatico rendendo così la nostra associazione un concreto interlocutore istituzionale. Infine un aspetto peculiare della Presidenza “Nardo” è stata l’elaborazione e la successiva sottoscrizione di Protocolli di intesa con gli uffici giudiziari nell’intento di rendere più agevole lo svolgimento dell’attività d’udienza.
Nel 2010 l’avv. Salvatore Scuto viene eletto Presidente della Camera Penale di Milano. Appena insediato, con il nuovo Consiglio Direttivo, si è preoccupato di intervenire in modo incisivo con riguardo alla riforma della professione forense che di lì a poco avrebbe investito il ruolo e la funzione dell’avvocato. L’attenzione della Camera milanese ha contribuito a far sì che il nuovo assetto non perdesse di vista la necessità di rafforzare la funzione di tutela dei diritti dei cittadini allontanando il rischio di derive mercantilistiche. Entrata in vigore la legge professionale, Salvatore Scuto ha subito compreso che i rapporti tra associazioni specialistiche e assetto ordinistico era mutato. Le associazioni e in particolare le Camere Penali non potevano delegare la propria rappresentanza a non ben definiti “Organismi Unitari”.
Non è mancato, inoltre, l’impegno anche su altri fronti. La formazione è stata anch’essa al centro dell’attività della Camera milanese contribuendo a diffondere la concezione dell’avvocato come unico difensore del cittadino all’interno del processo. Particolare attenzione è stata dedicata al “pianeta carcere” e alle gravi condizioni in cui versano i detenuti nel nostro paese. Impossibile non ricordare l’iniziativa “Una cella in piazza” che ha diffuso una corretta informazione sulla situazione carceraria italiana. Situazione tragica che, a quel tempo, aveva determinato la pronuncia CEDU nota come sentenza “Torreggiani”. Il direttivo della Camera Penale ha anche promosso l’esigenza di una modifica statutaria che rendesse più agile il ricambio dei componenti del direttivo così da dare spazio alle nuove generazioni. Esigenza condivisa dall’Assemblea degli associati che ha ridotto la durata del mandato da tre a due anni. L’impegno di Salvatore Scuto è stato riconosciuto dagli iscritti con la rielezione a Presidente della Camera Penale nel 2013. Nel secondo mandato il Presidente ha concretizzato l’idea di avvicinamento alle istituzioni forensi contribuendo così a creare le condizioni per una concreta sinergia con l’Ordine milanese.
La forza delle idee di Salvatore Scuto e la sua capacità politica hanno fatto sì che attorno ad esse si formasse un forte consenso diretto alla sua candidatura alla Presidenza dell’Unione delle Camere Penali Italiane. L’ambizioso programma non ha, purtroppo, trovato il giusto riscontro al Congresso ordinario tenutosi a Venezia nel settembre 2014. Ciononostante il portato del pensiero di Salvatore Scuto ha influito e influirà in maniera prepotente sul futuro della politica delle camere penali.
Il 2015 vede, con ampio consenso, l’avv. Monica Barbara Gambirasio nuovo Presidente dell’associazione. Consenso confermato anche nel 2017, rieletta per il secondo mandato.
I Consigli Direttivi presieduti da Monica Gambirasio, prima donna Presidente della Camera Penale di Milano, si sono caratterizzati sempre per l’autorevolezza dimostrata nel ruolo e per la competenza messa in campo per la “sua” Camera Penale.
Monica Gambirasio ha una profonda conoscenza delle dinamiche dell’Unione e di gran parte dei protagonisti della vita associativa ed è stata sempre capace di stimolare i suoi colleghi a dare il massimo, a non lasciare mai indietro nulla tra i mille impegni che incombono su una Camera Penale come quella di Milano nel terzo millennio: la Scuola Difensori di Ufficio, la formazione permanente, il progetto M.I.U.R., la presentazione di libri di interesse, la realizzazione d’intesa con gli Uffici Giudiziari di protocolli di udienza, il monitoraggio del loro rispetto, la gestione di eventi condivisi e quella economica, il Coordinamento Distrettuale e molto altro ancora solo per rimanere nell’ambito territoriale.
Certamente, tutto ciò si è riuscito a realizzare grazie ad una organizzazione complessa ed articolata, distribuita tra varie funzioni e deleghe ai singoli Consiglieri: ma il Presidente Gambirasio è stata sempre “sul pezzo” di ogni iniziativa, senza trascurare – meno che mai dimenticare – qualcosa o qualcuno e, soprattutto, con una capacità non comune di fare squadra con il suo Direttivo.
Una delle prime iniziative – va detto a suo merito, fortemente voluta da Emanuele De Paola – è stata quella degli incontri dedicati alla storia della Camera Penale: “L’Aperistoria”, con l’obiettivo di avvicinare i più giovani ai valori dell’Associazione cui ha fatto seguito il ciclo di messe in scena, quasi teatrali, di grandi processi milanesi della seconda metà del XX secolo, con un notevole riscontro di interesse anche nella fase organizzativa da parte di molti colleghi junior.
Nel tempo si sono affrontati anche impegni congressuali molto tesi, altrettanto quanto lo sono stati a lungo i rapporti con la Giunta e Monica Gambirasio, che ha sempre saputo interpretare con fermezza ed equilibrio, trasferendo ai delegati i migliori spunti di riflessione utili per condividere una linea di condotta.
Non bisogna dimenticare la raccolta di firme per la iniziativa popolare di legge sulla separazione delle carriere, ma anche le manifestazioni di protesta davanti alle Sedi Consolari in occasione delle giornate dedicate agli avvocati minacciati in Paesi nei quali è sconosciuto il termine “garanzie processuali”.
Sono stati anni nei quali si è anche tentato di sperimentare nuove forme di agitazione e dissenso a fronte della tendenziale deriva giustizialista evidente nella quotidiana amministrazione non meno che in una legislazione: sciatta nella migliore delle ipotesi, forcaiola nella regola.
Spicca, tra queste, la strenua lotta contro la modifica della prescrizione e la imponente manifestazione di oltre duecento avvocati, radunati in toga e con cartelli a riempire la scalinata del Palazzo di Giustizia.